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“Un bel tuffo in un… recente… passato” del prof. Giuseppe Raffermati

“Un bel tuffo in un… recente… passato” del prof. Giuseppe Raffermati

Nel lontano 1978 a 21 anni, ho deciso di smettere con l’attività sportiva agonistica e ho intrapreso la carriera di allenatore nel settore dell’atletica leggera al servizio di una associazione sportiva già esistente. Nel 1980 insieme a qualche amico, ho costituito un’associazione sportiva tutta mia. La vita di questa associazione è durata fino al 2007, anno in cui ho deciso di smettere. Nel 1980 ho conseguito la laurea in Scienze Motorie e nel 1983 ho cominciato ad insegnare nelle scuole. Tanti anzi tantissimi ragazzi ho avuto sia come atleti che come alunni. Ho un ricordo vivo, nel bene e nel male, di molti di essi. Ad ogni alunno penso di avere trasmesso “qualcosa”, ma di molti di loro conservo un ricordo molto bello, perché mi hanno lasciato “qualcosa”. Potrei parlarvi di decine o forse centinaia di alunni/atleti, ma in questa occasione, vorrei trasmettervi le mie emozioni in particolare su tre di loro, non che gli altri non lo meritino, ma gli ultimi avvenimenti mi hanno (ri)portato sulla loro strada. 

Esiste una regola non scritta che afferma che un “maestro” può considerarsi bravo e soddisfatto quando il suo allievo lo supera. Se questa regola corrispondesse a verità, allora io (lo dico con un pizzico di orgoglio e presunzione), oltre che soddisfatto dovrei essere considerato bravissimo. Come ho avuto modo di scrivere precedentemente, da bambino ero pieno di sogni e  molti di questi, soprattutto nell’ultimo periodo, sono riuscito a realizzarli. E in quanto a soddisfazioni e a “sogni realizzati” proprio recentemente, ho scritto queste poche righe per rendervi partecipi. Vi racconterò dei traguardi e delle soddisfazioni ottenuti senza seguire un ordine cronologico, così come mi detta il cuore.

11 (3)Un giorno quasi per caso il mio cammino si è incrociato con Fabrizio, un ragazzo dall’aspetto “semplice e pulito”. Un ragazzo che subito mi ha aperto il suo cuore e mi ha raccontato della sua vita e di come si sentisse abbandonato da tutti. Si sentiva così isolato che un giorno mi disse: “Se avessero capito prima il mio problema, probabilmente oggi starei meglio”.  Madre natura gli ha donato un fisico eccezionale, gli ha dato una mentalità moderna e vincente, gli ha dato la possibilità di emergere in ciò che a lui piace di più: correre. Fabrizio, tramite l’atletica, è riuscito a fare cose che ad altri riescono con più difficoltà. Fabrizio quando corre è libero, libero di pensare, libero di sognare perché solo chi sogna riesce a volare e lui è riuscito a volare più in alto di tutti. È riuscito a coronare un sogno. Fabrizio è stato più forte delle avversità, delle amarezze che la vita gli ha proposto sotto vari aspetti. Fabrizio mi ha fatto tornare una voglia di atletica che si era cristallizzata. E’ un ragazzo caparbio e testardo quasi fino alla nausea e questo suo modo di fare lo ha portato a raggiungere obiettivi “quasi impensabili” fino a qualche tempo fa. Fabrizio nel 2017, a Udine, si è laureato Campione Europeo di mezza maratona (21,97 Km) e, nell’occasione, ha trascinato “lo squadrone” italiano a vincere anche il titolo a squadra. Nel 2018, in occasione dei Campionati Europei Summer Games, si è laureato campione europeo sui 10.000 metri con il tempo di 33’45”04, miglior tempo mondiale sulla distanza, migliorando il record italiano di 34’45”04 che già gli apparteneva. Fabrizio, nella specialità del “FONDO” si può considerare “il più forte atleta italiano di tutti i tempi”; è l’unico atleta ad aver raggiunto questi eccezionali risultati. Inoltre dal 19 al 22 ottobre parteciperà alla “2018 INAS World Half Championships” in programma a Coimbra, in Portogallo. Tutti i risultati raggiunti da Fabrizio sono in parte merito mio che lo alleno, gli faccio da confidente e lo tratto come merita e in parte merito della “grande famiglia” che ha dietro e in modo particolare di mamma Nuccia e papà Sergio.

terreno_2Continuerò col raccontarvi di un venerdì 17 agosto. Per moltissimi il diciassette è un numero sfortunato, se poi coincide con il venerdì, diventa quasi una catastrofe. Ma non per me. Qualche giorno prima del fatidico “venerdì 17” ho ricevuto una telefonata da parte della mamma di un mio ex alunno della scuola media di Isola che mi chiedeva il favore di farle avere un articolo, da me scritto qualche tempo prima, dedicato al figlio. Non me lo sono fatto ripetere due volte e in men che si dica, non solo le ho fatto avere l’articolo, ma l’ho anche doppiato. Sempre in occasione della telefonata di cui sopra, la signora mi invitava al diciottesimo compleanno del figlio, che si sarebbe tenuto proprio di giorno 17. Ho accettato l’invito senza esitare ma, soprattutto, senza pensare che, nell’invito, potesse esserci qualcosa di più. Giorno 17, quel fatidico venerdì 17, arrivai puntualissimo nella bellissima villa per trattenimenti che era stata scelta come luogo dell’evento. Ma la bellezza della villa è un dettaglio sicuramente marginale, ciò che mi ha colpito davvero è stato il sentirmi proiettato nel passato. Si, ho fatto un tuffo nel passato, un meraviglioso passato anche se abbastanza recente. Infatti, dopo aver visto i genitori del festeggiato sorridenti e felici e dopo aver apprezzato il ballo d’apertura tra il festeggiato e la sua mamma, non nascondo che mi sono emozionato ed è scesa qualche lacrimuccia. In quei momenti ho anche realizzato che molti degli invitati sono stati miei alunni e, non appena mi hanno visto sono venuti a salutarmi, ad abbracciarmi e a baciarmi. giuseppe-terrenoNon nascondo che ci sono stati anche dei momenti in cui sono rimasto basito: in alcuni casi, infatti, non ricordavo il nome dell’alunno/a che mi salutava. Ho lasciato dei bambini e ho ritrovato uomini e donne. Ho dovuto chiedere al buon Paolo (Piazza, n.d.r., altro ex alunno al quale qualche tempo fa ho dedicato una grande fetta del giornale scolastico della nostra scuola) di ricordarmi qualche nome. Questa serata resterà scolpita nella memoria del mio cuore, e di ciò devo ringraziare mamma Aurelia, papà Stefano e il festeggiato che più volte è venuto ad abbracciarmi e a stringermi dicendomi: “Prof. le voglio bene”. Grazie Giuseppe Terreno, grazie mamma Aurelia, grazie papà Stefano per avermi fatto passare una serata che, ripeto, resterà scolpita in modo indelebile sia nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore.

Concludo raccontandovi di un ragazzo che ho sempre ammirato, apprezzato ed elogiato per le sue grandi capacità, ma a cui non ho mai ho dedicato qualche mio scritto. Questo ragazzo è sempre stato, in senso positivo, “fuori dalla norma”. Fin dal primo giorno che l’ho conosciuto è stato un ragazzo molto discreto, molto educato e molto umile. Talmente umile che preferisce stare in “seconda fila” per dare spazio ad altre persone che, sfruttando le sue capacità e le sue competenze, si mettono in “prima fila”. Pirandello ha intitolato una sua opera “Uno, nessuno, centomila” e io potrei intitolare questo mia dedica “Dieci, cento, centodieci e… Lode”. Tutto cominciò, se la memoria non mi inganna, nel lontano anno scolastico 2006/07, quando un bambino della scuola dove insegno, mi chiamò e mi disse: “Prof., al Preside (Riccobono Antonino n.d.r.) avevamo chiesto e ottenuto l’autorizzazione per girare in presidenza una scena del film che stiamo realizzando con la classe. Dato che il Preside al momento non è in Istituto, lei potrebbe autorizzarci?”. raffermatiPurtroppo, non essendo stato preventivamente informato dal Dirigente, non potevo autorizzare l’ingresso in presidenza. Ma avendo intuito che ai ragazzi la cosa dispiaceva molto, ho cercato di trovare un’alternativa. Gli ho quindi consigliato di simulare una sala presidenza in un altro locale della scuola. Presto fatto, dopo aver sistemato una parte della mia vice-presidenza, ho fatto accomodare i ragazzi nella nuova “presidenza”. Mentre stavo per allontanarmi, lo stesso bambino che mi aveva chiesto l’autorizzazione, mi disse: “No prof. non può andare perché nel film ci serve la figura del Preside. Può per piacere farla lei?”. In quel momento mi sono sentito, come si suol dire, “preso dai turchi” e non sapevo cosa fare. Mi si chiedeva di recitare una parte in un film, cosa che era lontana dalla mia mente migliaia di miglia. Comunque, per non deludere il bambino, mi sono fatto forza e ho cercato di fare del mio meglio. Finita la scena, gli dissi che non appena avrebbero realizzato il film e lo avrebbero proiettato in classe, mi sarebbe piaciuto essere presente. ragazzi dioggiMa col passare del tempo la cosa sfuggì completamente dalla mia mente finché un giorno, il bambino si avvicinò a me e mi porse un dvd, completo di copertina e custodia. Inizialmente non capii che film fosse. Guardai bene e lessi il titolo “Ragazzi di oggi” ma continuando a non capire cosa fosse, per non deludere il bambino, lo ringraziai e posai il dvd in borsa. Dopo qualche giorno, mi ricordai di questo dvd e decisi di vederlo a casa. Con mio grande stupore vidi un film che sembrava appena uscito in una sala di prima visione. Era veramente ben fatto, curato nei minimi particolari, l’audio perfetto, la storia molto bella, ma la cosa che mi stupì di più fu il vedermi “attore” nel film. Non vedevo l’ora di tornare a scuola per capire come un bambino di 11/12 anni potesse aver fatto questo “capolavoro”. Il giorno dopo, arrivato a scuola, andai a trovare il ragazzino che, candidamente, mi disse: “Ma questo non è il primo che ho fatto, anche lo scorso anno mi sono cimentato nella regia di un film”. L’anno prima, infatti, con alcuni compagni di scuola aveva realizzato un lungometraggio, “Il sopravvissuto“, che raccontava la tragedia delle foibe. In quel momento mi scattò la “molla” e chiesi al ragazzo se era disposto ad aiutarmi nel realizzare una mia idea. Il ragazzo accettò la mia proposta, ma subito precisò: “Io devo studiare, potremo fare tutto quello che vuole quando sarò libero da impegni scolastici”. Stupito dalla sua maturità gli risposi che aveva perfettamente ragione e da quel momento è cominciata una collaborazione che con orgoglio posso dire che fino ad oggi continua. Quel bambino ha continuato a studiare e a lavorare anche per il sociale, ha conseguito la licenza media con il massimo dei voti (dieci), si è iscritto al liceo scientifico e all’età di 16 anni ha partecipato ad un concorso nazionale di letteratura, pubblicando un’opera dal titolo “Societas” edito da Booksprint Edizioni, vincendo il primo premio. Bommarito_Foto_Stadio_Prove (20)Ma nel frattempo continuava a studiare e a sfornare nuove idee e, tramite il giornale online “Il giornale di Isola” da lui costituito, da la possibilità a chiunque di scrivere e pubblicare i propri articoli. Nel frattempo continuò a collaborare col sottoscritto dando vita ad un docu-film meraviglioso, “Un testimone verso la gloria”, che racconta la vita del primo grande velocista siciliano che ha partecipato ad una Olimpiade (Giuseppe “Pino” Bommarito di Terrasini). Arrivato all’ultimo anno di scuola superiore, neanche a dirlo, si diplomò con il massimo dei voti (cento). Ma come si sa, il futuro, per i giovani, è un grosso punto interrogativo. Proprio per quanto detto, è’ stato per me un piacere ed un onore avere espresso il mio parere sulla facoltà universitaria a cui, a mio avviso, si sarebbe dovuto iscrivere una volta preso il diploma, ed è stato ancora di più un piacere ed un orgoglio quando questo “bambino” mi ha invitato alla discussione della sua tesi. E anche quell’occasione fu per me un bel tuffo nel passato recente. Ho incontrato tanti miei ex alunni neo “dottori” e tantissimi futuri “dottori”. Penso che sia superfluo dire con quale votazione ha preso la laurea… 110 su 110 con lode e menzione della tesi. raff eliseoAdesso siamo in attesa del concorso per la magistratura. Durante il periodo universitario, ha avuto anche il tempo di prendersi in carico la biblioteca comunale (che per una serie di situazioni che non vi sto a raccontare, era stata abbandonata e i cui libri furono messi, non si sa da chi, in degli scatoloni alla rinfusa) e, con la collaborazione del sottoscritto, del fratello Gioele e dalla signora Antonella Uva, ha fatto un lavoro certosino, riuscendo a risistemare tutti i libri per categorie, in modo che gli isolani potessero usufruire dell’unico posto letterario che il paese offre. Ho forse sbagliato ad intitolare questo mio racconto “Dieci, cento, centodieci e …. Lode”? Penso che abbiate capito tutti chi fosse “il bambino” di allora che adesso è diventato un uomo. Bravo Eliseo Davì, sei sempre stato un “bambino” prodigio, un bambino con grandi qualità e grande temperamento.

Ho voluto rendervi partecipi di queste mie considerazioni su tre dei tanti ragazzi che, per vari motivi, hanno “attraversato” la mia strada. Abbiamo camminato insieme per tanto tempo, realizzando tante cose e togliendoci qualche soddisfazione. Ho percorso e spero di percorrerne ancora tanta di strada insieme. Ho tanto da imparare da questi ragazzi e ho ancora tante cose da trasmettere loro.

di Giuseppe Raffermati

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