Mi fazzu i cianchi: perchè ridere fa bene

Mi fazzu i cianchi: perchè ridere fa bene

La nostra popolarità è durata tanto tempo… Si sarebbe anche potuto pensare che la gente ci avesse scordato, ma non è stato così. Forse il pubblico amava noi e le nostre comiche perché ci avevamo messo dentro tanto amore” (Stan Laurel)

Molti medici dicono che ridere fa bene a tante cose, all’umore, al cuore, ai muscoli, al cervello, ai polmoni. E di conseguenza all’autostima, alla capacità di sopportare il dolore, di far fronte alle sfide della vita quotidiana, alla produttività sul lavoro. Basta poco. Basta una risata, possibilmente sonora. Anni di studi e di ricerche presso le Università di tutto il mondo (da Oxford al Maryland, passando per il Giappone) hanno dimostrato gli effetti benefici che saper ridere ha sulla salute.

Secondo i ricercatori infatti una fragorosa risata non solo stimola le endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che aiutano a sentirsi bene, ma riduce gli ormoni dello stress nel corpo, aiutandolo a distendersi e a rilassarsi. Inoltre aumentando il flusso sanguigno, è un potente alleato nella lotta contro le malattie cardiache. Ma non solo. Stimola il sonno, mantiene giovani, è un esercizio fisico per i muscoli facciali, l’addome e il diaframma. Incoraggia la creatività e rende più attraenti. Insomma, migliora e allunga la vita. Buone ragioni per farlo spesso e ad alta voce.

E allora qual è il modo migliore per ridere? Secondo la mia modesta opinione basterebbe poco, basterebbe ritornare un attimo al passato e rivedere qualche EVERY GREEN, qualcosa che non passa mai di moda, che è sempre attuale. Un every green potrebbe essere, per esempio, qualche film di Stan Laurel e Oliver Hardy, meglio conosciuti da persone di una certa età come STANLIO e OLLIO.

Questa coppia di comici si formò per caso, Stanlio, che era l’anima di tutti i film da lui scritti e diretti, non amava recitare con Ollio, “BABE, Bambinone”, come lo chiamavano i suoi amici, in quanto era il classico omone grande e grosso, ma che di cattivo non aveva niente, era un buono. Ma il pubblico non appena vide la coppia recitare se ne innamorò subito e li consacrò come loro idoli. Fu la loro fortuna. Recitarono in tantissimi film, tutti di grande successo. Le loro gags hanno accompagnato e fatto ridere decine di generazioni, basti pensare che fino a qualche anno fa i loro films, datati nella prima parte del 900, venivano trasmessi in televisione e seguiti da tanti spettatori.

Stanley Laurel nasce ad Ulverstom una cittadina nella parte centro-occidentale dell’Inghilterra, il 16 giugno 1890. Emigrò in America dove potè sviluppare la sua grande arte, quella del saper far ridere. Cominciò a fare piccole apparizioni, come comparsa, in qualche pellicola di Charlie Chapiln (Charlotte), ma il ruolo gli stava stretto, allora cominciò a recitare da solo con qualche soddisfazione, ma come detto, la grande popolarità arrivò quasi per caso, quando “fu costretto” a recitare con “Babe” (Oliver Hardy), in quanto l’attore prescelto non poté essere presente per problemi personali; da quel momento la stella di Stanlio cominciò a brillare nel firmamento   dello spettacolo, dandogli il giusto riconoscimento alle sue grandi capacità. Era, infatti, in grado di scrivere i testi e musica, di recitare e di autodirigersi. Tutte le gags dei suoi films, portano la sua firma.

Ho vissuto, forse nel periodo più bello della trasmissione dei suoi film, credo di averli visti tutti almeno cento volte. Mi ricordo che per Natale trasmettevano i film di Stanlio e Ollio e io aspettavo con impazienza questo momento. Ho riso tanto con le loro gags, e mi rammarico che le nuove generazioni non seguano i loro films, i ragazzi di oggi, hanno dimenticato, o forse non l’hanno mai fatto, come si ride a “crepapelle”, cioè ridere con gusto e per un lungo tempo, una volta si soleva dire “mi fazzu i cianchi”, non credo ci sia una traduzione in italiano della frase, ma è chiaro che chi ha capito, ha inteso perfettamente quello che voglio dire.

Qualcuno si chiederà il perché ho scritto questa lettera, i motivi sono tanti, ma il più importante, per me, è dare il giusto merito a chi il merito se l’è meritato. Stan ha avuto il grande merito di aver fatto ridere milioni di persone, e per ricordarlo, nel cinquantesimo anno della sua scomparsa, gli ho voluto dedicare questa mia lettera.

Trascorse i suoi ultimi anni di vita in un appartamento dell’Hotel Oceana a Santa Monica. Mantenne il suo humor fino alla fine, infatti, la storia racconta che qualche giorno prima di diventare immortale, disse all’infermiera che lo assisteva: “Mi piacerebbe essere in montagna a sciare”. L’infermiera gli chiese: “Le piace sciare, Sig. Laurel?”. “No, lo detesto, ma è sempre meglio che stare qui”. Caro Stan grazie per aver accompagnato la mia gioventù, grazie per avermi fatto ridere, e ancora grazie perché per merito tuo, spesso mi ritorna in mente il sorriso di mio padre, che si accendeva solo quando guardava le tue gags, allora in bianco e nero.

Il grande genio si spense il 23 febbraio 1965, all’età di 74 anni. Venne sepolto al cimitero di Forest Lawn-Hollywood Hills, vicino a Los Angeles. Sulla sua lapide è scritto: “Maestro della Commedia. Il suo genio nell’arte dell’umorismo portò felicità al mondo che amava.

Dedicato a Stanley Laurel,

Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno: c’è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa.” (Oliver Hardy)

di Giuseppe Raffermati

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