Intercettazioni shock. Tutino a Crocetta: “La Borsellino va fatta fuori come il padre”
Stiamo forse assistendo alle battute finali della giunta regionale più chiacchierata e in bilico che finora si sia insediata, dopo la pubblicazione di intercettazioni, risalenti a pochi mesi fa, che verranno pubblicate domani dall’Espresso e che coinvolgono il Presidente Crocetta e il suo medico personale Matteo Tutino.
Ancora una volta a fare da ago della bilancia nella vicenda è Lucia Borsellino, ex Assessore alla salute, che ha rassegnato le dimissioni dopo lo scandalo che ha investito Tutino stesso, arrestato il 29 Giugno per abuso d’ufficio, truffa e peculato.
“La Borsellino va fatta fuori come il padre”. A dirlo non è un mafioso, o un uomo della malavita, ma proprio il primario di Villa Sofia, intercettato mentre conferiva con il governatore Crocetta. Ma cosa ancora più grave è la reazione, riportataci sempre dall’Espresso, del Presidente a questa frase: nessuna indignazione, nessuna replica, soltanto un eloquente silenzio. Anzi, il governatore si è difeso così: “Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era zona d’ombra, non so spiegarlo; tant’è che io al telefono non replico. Ora mi sento male“.
Le intercettazioni sono state confermate dai magistrati che promettono: “si andrà fino in fondo”. In un paese normale, quale ormai è evidente che non siamo più, un Governatore si sarebbe già dimesso per molto meno. Chissà che questo nuovo ulteriore colpo alla traballante giunta non convinca Crocetta a fare un passo indietro e a rimettere alla volontà dei Siciliani il destino della propria regione. Ma Crocetta non sembra intenzionato ad andarsene: “Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so”.
Ci auguriamo di non dover assistente ancora ad una sequela di scandali, intercettazioni o arresti legati anche solo indirettamente alla figura del presidente, prima che questi decida di fare ciò che è meglio per i cittadini e per la dignità della Sicilia stessa, ovvero dimettersi.
di Gioele Davì
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Gioele Davì
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