Profanatori di tombe: come sono andate veramente le cose?
È passata una settimana e i contorni di una vicenda oscura e lugubre cominciano ad assumere contorni più definiti. Il cimitero di Isola è ormai aperto, tant’è che ieri il parroco di Isola ha compiuto una marcia di benedizione del cimitero, ed è ora possibile verificare quello che è realmente successo. Sabato 7 Marzo, mattina: il custode del cimitero è il primo a trovare, nell’area nuova, una bara estratta dal suo loculo e lasciata per terra, con la copertura in zinco bucata all’altezza delle mani della defunta. I visitatori vengono immediatamente allontanati e il cimitero viene presidiato dai carabinieri.
Ci si rende subito conto di quello che è successo: i tombaroli si sono introdotti o nelle prime ore della notte – i vicini hanno sentito strani rumori in quell’orario – o prima dell’alba – dato che la bara non era bagnata dalla pioggia che era caduta durante la notte – hanno profanato due tombe e hanno portato via vari vasetti di rame, di alluminio e di marmo, oltre ad aver danneggiato altre tombe. I tombaroli hanno agito a colpo sicuro, in quanto i due loculi che sono stati profanati si trovano ad una considerevole distanza l’un dall’altro. Si sospetta che cercassero gioielli. I tempi sono quelli che sono, la gente vive in una condizione di estrema povertà e si va avanti come si può, ma la profanazione dei defunti è segno di un decadimento morale e sociale intollerabile che deve essere stigmatizzato dalla popolazione. Come scrisse Foscolo nella sua opera “I sepolcri”, una civiltà che non rispetta i morti non merita di sopravvivere.
Di Eliseo Davì
I due loculi profanati
Altre tombe danneggiate
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