Interrogazione dei cittadini: “Poca trasparenza in Comune”. Sindaco: “Misera speculazione politica”
All’inizio del mese scorso Giuseppe Bruno, del locale circolo Pd di Isola delle Femmine, insieme ad altri 19 cittadini, fra cui alcuni attivisti del meet-up 5 stelle di Isola delle Femmine, hanno depositato in segreteria un’interrogazione sul tema della trasparenza amministrativa.
I venti firmatari accusano il sindaco e la giunta di non aver mai mostrato interesse alla partecipazione popolare all’attività amministrativa, tanto che la qualità delle informazioni, la corretta e tempestiva pubblicazione e pubblicità degli atti amministrativi stentano ancora a decollare. “Sintomatica ed emblematica di tale situazione di criticità è la pessima gestione del sito Web del Comune”, si legge nell’interrogazione. Per questo i 20 firmatari hanno chiesto al sindaco e alla giunta quali concrete misure intendono porre in essere per superare la situazione di criticità in cui versano i piani e programmi di prevenzione della corruzione e dell’illegalità, di trasparenza ed integrità, la partecipazione popolare e soprattutto la pubblicazione e la pubblicità degli atti amministrativi e se condividono l’esigenza di irrobustire con personale qualificato la struttura amministrativa – “visto che, così com’è, appare assolutamente insufficiente ed inadeguata a fronteggiare la situazione” – e di coinvolgere i responsabili trasparenza ed integrità, prevenzione della corruzione ed illegalità e tutti i Capi Settore, chiamandoli ad un necessario maggiore impegno, in modo da renderla efficiente, aumentare trasparenza ed integrità, accrescere gli spazi di partecipazione popolare e consolidare ed assicurare così la cultura della legalità (per leggere il testo integrale dell’interrogazione clicca qui).
L’interrogazione è stata firmata da: Giuseppe Bruno, Giovanni Salvatore Messina, Salvatore Palazzolo, Maria Concetta Avena, Giancarlo Bruno, Giuseppe Croce, Chiara Oliva, Vincenzo Messina, Pietro Di Franco, Vincenzo Tuttoilmondo, Michele Palazzotto, Francesco Giacchi, Giuseppe Giliberto, Orazio Aiello, Pietro Favaloro, Giovanni Rappa, Dario Bruno, Giuseppe Zerbo, Alessandro Simonetti e Vincenzo Dionisi.
La risposta del sindaco è arrivata dopo oltre un mese, il 5 aprile 2016. Stefano Bologna premette che l’oggetto dell’interrogazione è incongruente con l’articolo 11 comma 4 dello Statuto Comunale – che disciplina l’istituto dell’interrogazione del cittadino – il quale non ha nulla a che vedere con la finalità di prevenzione di corruzione, trasparenza e illegalità. “Pare dunque pretestuoso l’operato travisamento del contenuto della previsione statutoria”, scrive Stefano Bologna. Il sindaco si sofferma poi sull’accusa mossa alla giunta di mostrare scarso interesse alla “partecipazione popolare”, affermando che vi sono in realtà ampi strumenti che i cittadini possono azionare per porre in opera iniziative di interventi, “nei cui riguardi l’Ente ha sempre manifestato attenzione, scrupolo, disponibilità”. Per quanto riguarda il lamentato mancato raggiungimento di obiettivi di prevenzione di fenomeni di corruzione e illegalità, Bologna risponde menzionando la relazione sugli obblighi di trasparenza assolti dal Consiglio comunale, firmato dal responsabile informatico Masetta, “che smentisce quanto apoditticamente affermato dall’immotivato e acritico atto d’accusa” di Bruno e degli altri 19 cittadini. Bologna respinge anche le critiche mosse al sito web, affermando che l’assessorato enti locali e funzione pubblica ha attivato un iter istruttorio conclusosi positivamente per il Comune, avendo questa autorità rimarcato la solerzia del Comune nell’assolvimento degli adempimenti obbligatori. Anche circa la prevenzione della corruzione e dell’illegalità il sindaco smentisce ogni critica. Per quanto riguarda il personale che lavora al Comune, definito come inidoneo, il sindaco afferma che tale accusa è “davvero inelegante e connotata da faziosità, suscettibile di risvolti giudiziali da parte dei diretti interessati” e che essa incide “sulla sfera di libertà di meritevoli lavoratori che, per dirla con le parole del giurista e politico Stefano Rodotà, ‘vanno preservati nella loro libertà, ormai diventata quella di non essere discriminati, di non diventare oggetto di controllo continuo’”.
Dopo aver risposto sul merito dell’interrogazione, Stefano Bologna si è soffermato sui firmatari: “Dolorosamente si sottolinea come le prefate censure giungano anche da soggetti a vario titolo legati alla precedente compagine politica, resasi responsabile dei drammatici e scellerati comportamenti che hanno dato luogo allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose”. Insomma, la bocciatura del sindaco è netta: si tratta di una “misera speculazione politica”.
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