23 maggio, commemorazione sul luogo della strage Falcone
Alle 17.58 del 23 maggio 1992 esplodeva il tritolo che mise fine alla vita del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Ventiquattro anni dopo in quel luogo, in quello stesso minuto, risuona lo squillo di un tromba, mentre tutt’intorno c’è silenzio.
Siamo nel Giardino della Memoria che, dopo tanti anni, nonostante le tante promesse, rimane un luogo abbandonato e deserto, che si anima solo una volta all’anno. La commemorazione del 2016 ha visto la partecipazione di molta meno gente rispetto all’anno prima; è stata una celebrazione sottotono, ma questo non ha impedito a molti cittadini di tornare a commuoversi. Ai piedi della stele si sono riuniti i sindaci dei Comuni di Isola delle Femmine, Capaci, Carini, Montelepre, Villabate, Ventimiglia, l’assessore alla cultura di Alimena, la deputata regionale Mariella Maggio, l’ex candidata a sindaco di Platì, alcuni rappresentanti dell’ANPI, l’associazione dei partigiani italiani, e alcuni cittadini dei paesi del comprensorio. A moderare il dibattito è stato Salvatore Roccalumera, segretario Pd di Capaci, che ha organizzato il programma unico degli eventi commemorativi del 23 maggio con gli assessori di Isola e Capaci: “Arrivare a questo 23 maggio è stato molto complicato”, ha spiegato Roccalumera, facendo riferimento alle ultime vicende giudiziarie e giornalistiche – come il caso Maniaci e il fallito attentato ad Antoci, presidente del parco delle Madonne – “c’è una morale di fondo: non abbiamo più bisogno di eroi, ma di fare giornalmente il nostro dovere”.
“Questa non è una passerella”, ha voluto precisare Stefano Bologna, “del resto non è più il tempo di passerelle e di antimafia a parole. Ogni giorno è una continua lotta per affermare le regole della convivenza civile. Il nostro è un territorio sempre a rischio, è ancora intriso di questa cultura della prevaricazione. Noi sindaci, per primi, abbiamo l’obbligo di tener dritta la barra della legalità. Non servono solo le forze dell’ordine, ma tanti libri, tanta scuola e tanta cultura”. Dello stesso parere è il sindaco di Ventimiglia, Antonio Rini, che nelle scuole del suo Comune ha voluto che si studiasse, almeno una volta a settimana, educazione civica: “L’antimafia va praticata più che predicata”, ha dichiarato. Ha preso la parola anche il sindaco di Villabate, Vincenzo Oliveri, per il quale comunque un cambiamento lo si percepisce: “Una volta i sindaci venivano scelti con il placet della mafia. Oggi questa cultura è cambiata”. Giovì Monteleone, sindaco di Carini, da pochi giorni in dissesto finanziario, ha attribuito questo dramma proprio alla mafia: “Il vero taglio al mio Comune è stato dato proprio dalla mafia. Il mio Comune non è stato sciolto per mafia, ma questo non vuol dire che la mafia e l’antimafia di facciata non ha fatto i suoi affari. E adesso io raccolto i cocci”. Il Comune di Montelepre, invece, come quello di Isola, deve riscattarsi dall’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il neo sindaco, Maria Rita Crisci, ha adesso il compito di ricostruire su questi cocci: “Quello che mi impegno a fare da 6 mesi è una lotta culturale”. Il dibattito è stato animato da una scambio di vedute tra Anna Rita Leonardi, che di recente ha dovuto ritirarsi dalle elezioni a sindaco di Platì – secondo la quale “più che la criminalità organizzata, mi fa più paura la cultura mafiosa” – e un esponente dell’ANPI: “Non è vero che la mafia c’è perché c’è una cultura mafiosa!”, ha esclamato quest’ultimo, “è al contrario: è la mafia che crea la cultura mafiosa! Come ci ha insegnato Falcone, la mafia è diversa dalle altre organizzazioni criminali, perché vive accoppiata con la politica. E allora finiamola di colpire ancora il popolo siciliano con questa storia della cultura mafiosa. Il popolo siciliano ha lottato sempre per la libertà e la dignità umana!”.
Alla fine del dibattito è andato in scena lo spettacolo dei pupi “La storia di Falcone e Borsellino” di Angelo Sicilia, che ha dato vita e voce a pupi che narrano le gesta non di Orlando e Rinaldo, ma di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Placido Rizzotto e di altri eroi civili che si sono sacrificati per combattere la buona battaglia contro la mafia. Al sindaco Bologna abbiamo chiesto a che punto è l’ingarbugliata vicenda della realizzazione del parco della memoria “Quarto Savona 15”, che da anni attende di giungere ad una soluzione che dia dignità, tutto l’anno, a questo luogo del ricordo. “A fine marzo ho scritto all’Anas per sapere a che punto è l’espletamento della gara”, ci ha spiegato, “alcuni giorni fa il direttore mi ha chiamato e mi ah assicurato che nel giro di qualche settimana i lavori cominceranno per essere completati entro il 2016. Il giardino della memoria, sono sicuro, sarà pronto per il 25esimo anniversario di questa terribile strage”.
di Eliseo Davì
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