Una chiacchierata con Salvatore Borsellino: “Avremo bisogno dell’aiuto di tutti”
Il nuovo progetto in corso, “La Casa di Paolo”, e un pensiero riguardo la situazione politica e legislativa odierna: una chiacchierata con Salvatore.
Di Cristina Ciulla
Cristina: parliamo del tuo progetto in corso, La Casa di Paolo. Com’è nata l’idea e come intendi realizzarla?
Salvatore: “Questo progetto è nato dalla voglia di fare rivivere la memoria di Paolo. Io non sopporto le commemorazioni, non sopporto neanche la parola ricordo, per me la memoria è qualcosa di diverso: la memoria è qualcosa per cui si lotta non soltanto per ricordare ma proprio per fare continuare a vivere le persone. Paolo Borsellino ed io siamo vissuti nel quartiere della Kalsa (Palermo), un quartiere molto particolare e popolare, che allora era pieno di voci e ora purtroppo è quasi muto; come io sono tornato a ripercorrere le strade di quel quartiere, voglio farci tornare anche Paolo, e lui non può tornare in altro modo che in una maniera viva, in una maniera che possa aiutare i ragazzi del quartiere che spesso ancora sono poco secolarizzati, che prima o poi purtroppo possono prendere strade sbagliate.”
Quindi si tratta anche di un modo per sensibilizzare queste persone? In che modo vorresti aiutare questi ragazzi?
“Certo, io vorrei che questo progetto gli dia un’utilità, qualcosa che possa servirgli nel futuro, sensibilizzandoli intanto su queste tematiche alle quali i ragazzi in genere sono molto sensibili, sicuramente molto più sensibili degli adulti. Prima di questo progetto avevo avuto l’idea di fare in questi locali che sto recuperando per la Casa di Paolo (di una nostra vecchia farmacia) una scuola di musica, secondo i metodi del maestro José Antonio Abreu, che in Venezuela ha tolto tanti ragazzi dalla strada proprio avviandoli verso la musica. Avevo pensato inizialmente di partire con questo, ma mi sono reso conto, pur amando la musica, che servivano delle competenze in più e un aiuto esterno che però in questi casi difficilmente arriva. Quindi ho deciso di iniziare con qualcosa in cui io possa agire direttamente, con le mie competenze e con quelle che ho acquisito sul lavoro, come l’uso del computer, data la possibilità di lavoro che è sempre più collegata a questo strumento; così ho optato per una scuola di informatica, che parta anche dalla scuola media affinché i ragazzi possano incominciare ad apprenderne l’uso, ma che sconfini poi per i ragazzi più grandi o per chi si appassionerà nella strada della programmazione avanzata, in cui io sono direttamente interessato perché è il lavoro che ho sempre fatto.”
Quando partirà il progetto?
“Spero di farlo partire o quanto meno inaugurare la sede entro il 19 Luglio di quest’anno.”
Come intendi inaugurare il progetto?
“Per ora è stata aperta una sottoscrizione da parte di Lina La Mattina, che inizialmente era stata aperta per aiutarmi nel pagare le spese per una querela che mi è stata fatta dal magistrato di Pisa per alcune affermazioni che ho fatto sulla città di Marsala in un incontro. Mi aveva imputato 300.000 euro di risarcimento, per fortuna sono stato condannato solo a 6.000 euro che Lina La Mattina aveva raccolto per permettermi di pagare tale pena. Io ho accettato questa sottoscrizione, ma non per la multa che pagherò personalmente, ma per l’inizio di una sottoscrizione che devo ancora aprire per il progetto La Casa di Paolo, dato che da solo non avrei avuto le forze, ne’ voglio chiedere alle istituzioni.”
Non ti aspetti un aiuto concreto dalle istituzioni?
“Io dalle istituzioni prima aspetto verità e giustizia, poi potrò chiedere qualcosa. Ho rifiutato anche la provvisionale, che lo stato voleva offrirmi a seguito del processo per l’uccisione di mio fratello. Ho detto che lo stato se vuole fare un risarcimento per quello che è successo lo deve fare a tutti gli Italiani, non solo a me. Mio fratello è stato tolto all’Italia intera. Siccome tutta l’Italia non può essere economicamente risarcita, devono farlo con la verità e la giustizia e poi eventualmente si potrà parlare di fare qualcosa con le istituzioni”.
Oggi si può dire che purtroppo la situazione si sta ripetendo con il magistrato Antonino Di Matteo. Cosa pensi al riguardo?
“Seguo molto da vicino Di Matteo, perché purtroppo quello che gli sta succedendo l’ho già vissuto con Paolo e con Giovanni Falcone, cioè il fatto che fossero stati condannati a morte dalla mafia. Il problema sta poi in chi li ha uccisi: forse la mano sarà stata quella della mafia ma l’innesco per eliminarli non è stato sicuramente mafioso. Sono vicino a Di Matteo appunto perché è questo ciò che si sta ripetendo purtroppo, come Falcone venne ostacolato dal Csm, gli fu impedito di succedere a Nino Caponetto, avrebbero dovuto essere eletto Di Matteo, come disse mio fratello un Giuda, all’interno del Csm, che fece si che la scelta ricadesse su altre persone. Allora Falcone fu eliminato fisicamente, lo stesso per mio fratello che fu accusato di essere un professionista dell’antimafia che fu deferito al Csm e poi rientrato per la reazione da parte dell’opinione pubblica.”
Oggi però non ti sembra che l’opinione pubblica rispetto a ieri sia più forte e sensibile?
“Si, è più attenta, anche se forse non abbastanza, nel senso che ci sono persone sensibili accanto a Di Matteo e che lo sostengono, ma da parte della massa e delle istituzioni la situazione è diversa, ricordiamoci che l’ex Presidente della Repubblica Napolitano non ha mai speso una parola di sostegno nei confronti di Di Matteo ma anzi ha posto i più grossi ostacoli sulla strada della giustizia, sia tramite il conflitto di attribuzioni che sollevò contro la Procura di Palermo sia con la distruzione delle intercettazioni nelle quali era stato intercettato mentre parlava con un imputato del processo sulla trattativa, della quale è stato anche il garante tramite l’elezione al secondo settennato per fortuna interrotto prematuramente.”
Cosa pensi invece del nuovo Presidente che lo ha succeduto, Sergio Mattarella?
“Riguardo Mattarella sono in attesa. Fino a questo momento ho sentito delle parole e dei comportamenti che mi hanno trasmesso delle buone indicazioni, però mi sarei aspettato a seguito di ciò che è successo una reazione diversa (il fatto che Di Matteo aveva presentato una domanda non per un posto dirigenziale, ma semplicemente per andare a continuare il suo lavoro e offrire la sua esperienza presso la direzione nazionale antimafia, mentre gli sono state preferiti dei magistrati che, per carità, saranno anche dei validi magistrati ma che sicuramente non hanno le sue conoscenze, esattamente come ai tempi il consigliere Meli venne preferito a Falcone. Il nostro Paese ha una memoria molto corta…).
Accodandomi all’appello di Letizia Battaglia anche io ho fatto un appello al Presidente Mattarella affinché venisse rivista questa decisione abnorme ma non c’è stato alcun segnale di risposta, nemmeno formale. Quindi le parole possono anche essere interessanti, ma non bastano. Piuttosto mi aspetto fatti che ancora non ho visto. Continuo a sperarci. Non è che io non abbia voluto Napolitano in via D’Amelio, Napolitano non è mai voluto venire, e quando veniva lo faceva furtivamente il 23 maggio per Falcone e poi andava anche in via D’Amelio. Il 19 Luglio non è mai venuto forse per paura di qualche Agenda Rossa levata in alto, che forse gli ricorda qualcosa di molto difficile. Forse il fatto che ha sulla coscienza la congiura del silenzio che è stata mantenuta per vent’anni sulla trattativa stato-mafia. Non so e non penso che possa essere direttamente interessato alla sottrazione dell’agenda rossa quando fu portata via dalla macchina di Paolo, quelli saranno altri pezzi dello stato deviato. Per anni di questa trattativa non se ne è potuto parlare, questo lui l’ha sicuramente garantito.”
Tornando alla Casa di Paolo, oltre ad una prima sottoscrizione, come intendi far crescere, anche economicamente, il progetto?
“Intanto i locali vicini li ho acquisiti personalmente e li metterò a disposizione della Casa di Paolo. A breve aprirò inoltre un sistema di tesseramento per le Agende Rosse che fin’ora non c’era mai stato, perché essere un’Agenda Rossa significa sentirsi così dentro e volerla sollevare con gli altri per cercare la verità e la giustizia, non significa altro che questo. Il tesseramento che aprirò servirà alla raccolta di fondi per la Casa di Paolo, oltre che per la gestione del movimento che richiede dei fondi a disposizione come per la manifestazione del 19 Luglio, ma prevalentemente saranno utilizzati per la Casa di Paolo. Saranno due tipi di tessere: una tessera di socio appartenente al movimento delle Agende Rosse e una tessera di socio sostenitore in base a ciò che ognuno di noi potrà offrire per il progetto. Fino a questo momento le Agende Rosse sono un’associazione che si è sempre autonomamente finanziata tramite anche la stampa delle agende e la vendita con offerta libera, ora avremo bisogno dell’aiuto di tutti.”
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Cristina Ciulla
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