“Isola forever”: dopo quasi 50 anni, la rimpatriata degli studenti del “Francesco Riso”
L’idea: “Raduniamo quel gruppo di giovincelli che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 hanno frequentato le elementari al Francesco Riso e le medie alla…?”. Un salto nel passato, un passato lontano 40 anni. I giovincelli oggi hanno 49 e 50 anni, ieri bambine e bambini, oggi donne e uomini cresciuti condividendo professori geniali e insegnanti nevrotici, interrogazioni e compiti. Ma anche le attività dopo la scuola, le feste, il tempo libero. Le prime cotte. Prima di perdersi, ciascuno per la propria strada. Anche quelli più vicini, quelli che hanno continuato a vivere ad Isola delle Femmine. Al massimo contatti su Facebook. Fino al 13 novembre scorso, quando qualcosa si è mosso e con un tam tam su WhatsApp ecco formare piano piano il gruppo “Isola forever”, che comincia a popolarsi di persone e messaggi che sembra arrivino direttamente da un altro tempo.
Pian piano tutti si sono trasformati in scout o cani da caccia: senza mollare la preda si è riusciti a scovare anche i più riottosi. Uno, due, tre… venti! Antonella, Toti, Rosario, Mariagrazia P., Mariagrazia D.L., Mariagrazia C., Tanino, Gianni, Cosima, Nunzio, Patrizia, Paola, Cristina, Giuseppe, Ninfa, Donatella, Mimma, Emanuele, Pino… altri, refrattari ai social, hanno preferito rimanere fuori pur aderendo alla serata. Da idea a progetto, quindi realtà. Nessun tentennamento, nessuna paura circa la sindrome di “Fabris, anvedi come ti sei ridotto” (dal film “Compagni di scuola” con Verdone), ovvero essere riconosciuto o meno. Nemmeno nessun timore riguardo allo stato civile o la professione. Comunque, pur di esserci qualcuno ha disdetto altri impegni. Pochi hanno finto di non esistere. In una settimana, una valanga di messaggi, dal buongiorno alla buonanotte, dalle 6 del mattino a dopo la mezzanotte. Una vera e propria sbronza collettiva. Messaggi di testo e clip audio, selfie fino a mettere a repentaglio la propria resistenza. La tentazione di uscire è forte ma alla fine prevale la voglia di vivere questo evento. Si scrive, ci si prende in giro, si flirta ma senza malizia mentre si pensa: chissà se incespicherò sui nomi nel tentativo di far coincidere l’immagine del ricordo con un viso reale che non gli assomiglia più.
Una chiamata del genere che arriva dal passato, poi, costringe anche a compilare un bilancio della propria vita. Tutto bene per chi ha avuto successo e ha realizzato i propri progetti. Si può anche esibire la classica famiglia felice, accanto agli obiettivi professionali raggiunti. Prevale la curiosità sulla paura. Le domande più comuni: chissà che fine ha fatto Tizio, così bravo a scuola, oppure il tal altro, che invece era per tutti un asino patentato? Chissà se verrà anche la compagna di banco a cui abbiamo affidato per anni i nostri pensieri più segreti? E quella così antipatica che sparlava alle spalle di tutti? Insomma. Si getta il cuore oltre l’ostacolo. Tutto pur di esserci. Ma non la pensa così quella minoranza degli eterni in bilico, quelli che solo all’ultimo minuto decidono se fare la loro comparsa. All’inizio su WhatsApp mandano al gruppo messaggi entusiasti: “Un’idea meravigliosa. Ci sarò senza dubbio…”. Poi, però, trovano la scusa per non presentarsi. Mentre la chat diventa incandescente, c’è chi si adopera a trovare il locale adatto (che sarà il “Beach Club”), il menu adatto e fare in modo che la serata sia… speciale!
Meno tre, meno due… alla fine arriva il momento atteso: difficile riconoscere tutti questi signori di mezza età. A volte è solo lo sguardo che aiuta, altre volte è la voce che è rimasta la stessa. La parte femminile, in genere, se la cava meglio. Merito delle maggiori cure che le donne, di norma, dedicano al proprio aspetto. Per alcune il tempo sembra proprio non essere passato: solo le rughette intorno agli occhi, quando sorridono. Alcune, anzi, sono più sicure di sé, più consapevoli di piacere al prossimo e persino (oh rabbia!) più magre. La serata passa via veloce tra gli aneddoti del passato raccontati a più voci, i ricordi condivisi, la gita di classe, il professore più amato, le storie d’amore tra compagni naufragate. Si balla pure, i lenti dell’epoca, con tanto di giro col bastone. All’insegna dell’amicizia e dell’affetto, sempre vivi nei cuori di questi non più diciottenni “baldi giovani”.
L’ingenua curiosità per la sorte toccata a ciascuno dei giovincelli 50enni di Isola forever, avrebbe potuto dissotterrare ambizioni, sogni, promesse, delusioni fino a riallontanarli definitivamente. Ed invece no! Pare si stia passando alla fase della costruzione di una nuova quotidianità, l’elaborazione di nuovi riti, come il caffè. Dei ricordi non si parlerà più: ci si da il buongiorno e la buonanotte e in mezzo ci si raccontano fatti di vita quotidiana, ci si prende in giro con ferocia, si fanno battute spinte. E poi? E poi… comu finiu un si cunta! Ma di sicuro ci sarà un sequel.
Articolo di Antonella Uva e Rosario Naimo, dedicato agli insegnanti Andrea Rasa e Giovanna Samperi
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