Don Luigi Ciotti a Isola delle Femmine per ricordare Vincenzo Enea, l’imprenditore ucciso dalla mafia
Tutta la cittadinanza di Isola delle Femmine si è raccolta stamani presso Piano Ponente, da ora piazza Vincenzo Enea, per commemorare l’imprenditore isolano ucciso dalla mafia 34 anni fa. Dopo tanti anni di silenzio e calunnie, due sentenze hanno finalmente fatto chiarezza sulla vicenda.
Alle 8 di quel lontano 8 giugno 1982 alla stazione dei carabinieri di Isola delle Femmine giunse la notizia della barbara uccisione del proprietario del lido “Village Bungalow”, Vincenzo Enea, all’età di 47 anni. Il primo a vedere il cadavere crivellato dai colpi, immerso in una pozza di sangue, fu il figlio, Pietro Enea, che ancora oggi ricorda con commozione quei momenti. “Di quel giorno ho ricordi terribili”, ha dichiarato ai nostri microfoni, raccontandoci quanto è stata impervia la strada per giungere alla verità, a causa dell’omertà delle amministrazioni comunali che mai hanno preso posizione. Pietro stesso fu oggetto di intimidazioni e dovette trasferirsi in America, dove tutt’ora vive.
Secondo le dichiarazioni dei pentiti “Enea disturbava affari legati alle attività nel settore dell’edilizia”. L’imprenditore era stato avvicinato dal killer Francesco Bruno, che gli aveva proposto di diventare socio occulto della sua impresa edile, ma Vincenzo Enea si era rifiutato. Un’altra ragione di attrito fra i due era dovuta alla lite per il frazionamento di un terreno con la società BBP proprietaria della “Costa Corsara”, terreno limitrofo alle palazzine costruite dalla ditta di Enea. Dopo tanto silenzio, solo nel 2013 Francesco Bruno è stato condannato dal Tribunale di Palermo per l’omicidio di Vincenzo Enea a 30 anni di reclusione.
Lo scorso anno l’amministrazione comunale, accogliendo la richiesta del comitato civico “Isola pulita”, ha deciso di dedicare una piazza alla sua memoria e questa mattina, alla presenza dei familiari di Vincenzo Enea, fra cui la moglie e i figli Pietro ed Elisa, di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, dei sindaci di Isola e Capaci, dei ragazzi della scuola Francesco Riso, delle associazioni locali, fra cui i boy scout e l’Anpi, e di tanti familiari di vittime della mafia, come Tina Montinaro e Vincenzo D’Agostino, è stata scoperta la targa che da il suo nome alla piazza. “Finalmente un riconoscimento pubblico ad un uomo onesto, rimasto vittima dell’arroganza e della violenza di chi vorrebbe che la nostra terra restasse a testa bassa”, ha dichiarato il sindaco di Isola, Stefano Bologna. La manifestazione è stata aperta dai bambini della scuola elementare che hanno letto i nomi delle circa 900 vittime della mafia e hanno onorato la memoria di Vincenzo Enea con canzoni, cartelloni e pensieri.
Dopo il saluto del sindaco Stefano Bologna, che ha richiamato la cittadinanza ad una presa di coscienza e di responsabilità, ha preso la parola Elisa Enea, che era appena nata quando i mafiosi le tolsero per sempre il suo papà. “Mi hanno sempre parlato di lui come un gran lavoratore, un uomo onesto, buono, sempre disposto ad aiutare il prossimo”. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha lanciato alla cittadinanza un appello affinché non dimentichi che il miglior modo di fare memoria è quello di impegnarsi tutti giorni, non solo durante le cerimonie. “Ci vuole continuità. Non basta commuoversi in qualche occasione, bisogna muoversi di più tutti. Ci vuole conoscenza, perché il conoscere è la via maestra del cambiamento”, ha dichiarato ai nostri microfoni, “la memoria deve trasformarsi in impegno. Non dobbiamo dimenticarci che noi cittadini abbiamo una grande responsabilità. La malattia mortale è la delega, l’indifferenza, il pensare che tocca sempre agli altri fare. No, c’è una parte di responsabilità che ci chiama in gioco per fare la nostra parte”.
di Eliseo Davì
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