L’area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine, una ricchezza che rischiamo di perdere
L’area marina protetta di Capo Gallo – Isola delle Femmine è nata nel 2002 allo scopo di proteggere l’ambiente naturale e valorizzare le risorse biologiche della zona, ma a distanza di quasi quindi anni è ancora all’anno zero. Abbiamo un tesoro a portata di mano, ma rischiamo di perderlo. E questa non è retorica. Nei luoghi in cui le aree marine protette hanno funzionato, esse sono state il motore dello sviluppo del territorio. A Isola delle Femmine, invece, a stento i cittadini hanno cognizione della sua esistenza.
A lanciare l’allarme è stato il circolo Legambiente NaturalMente di Isola delle Femmine, che ha deciso di riunire esperti e amministratori nella biblioteca “Pino Fortini” di Isola per tentare un’inversione di marcia. “Auspichiamo un futuro diverso”, ha dichiarato Paolo Arena, che ha organizzato il convegno, “e questo è solo il primo di una serie di incontri”. Che sia arrivato il momento di affrontare questa situazione ne è consapevole anche Stefano Bologna, sindaco di Isola delle Femmine, nonché membro del cda del consorzio di gestione dell’area marina protetta: “La nostra area marina protetta è un’incompiuta. La sua nascita è stata un miracolo, ma poi è stata abbandonata e tutti i propositi e le speranze di sviluppo sono svaniti”, ha dichiarato il sindaco, “è una bella realtà che rischiamo di perdere perché alcuni mesi fa il Ministero dell’Ambiente è entrato in contatto con i partener dell’Amp e ci ha detto che se i Comuni di Isola delle Femmine e Palermo non propongono un modello di gestione diverso da quello attuale, l’area marina protetta non ha più motivo di esistere perché è senza delimitazione, senza controllo e viene quotidianamente saccheggiata”.
I Comuni di Palermo e di Isola delle Femmine ora sono ad un bivio, devono fare una scelta politica, quella di gestire uno strumento potentissimo, un motore per lo sviluppo. “L’area marina protetta è una grandissima opportunità anche per i piccoli pescatori della pesca artigianale costiera”, ha dichiarato il professore Renato Chemello, dell’Università di Palermo, rispondendo alle perplessità di un pescatore presente fra il pubblico, “laddove l’Amp funziona bene, i pescatori vanno a pescare solo una volta alla settimana, ma la resa di pesca cresce del 250%”. La nostra area marina protetta, inoltre, ospita una grande varietà di forme di vita vegetale e animale e presenta delle caratteristiche eccezionali. Basti pensare al marciapiede a vermeti che ricopre gran parte della costa, quasi del tutto sconosciuto ai cittadini isolani. “Questa superficie non è formata da scogli, ma da organismi viventi, dei molluschi, che per noi fanno un lavoro importantissimo”, ha spiegato il prof. Chemello, “il marciapiede a vermeti, infatti, evita che il mare entri nella costa e vada a scavare ed erodere. È una sorta di frangiflutti che ci fa risparmiare più di 28 milioni di euro all’anno. È però estremamente delicato, quindi se vi costruiamo sopra delle strutture si uccidono questi organismi”.
Un vero e proprio tesoro nei fondali marini di cui ci disinteressiamo da anni. Ma forse qualcosa sta cambiando e lo dimostra la sentita partecipazione all’evento di tanti cittadini, che hanno posto ai relatori molte domande e hanno fatto degli interventi, anche provocando di dibattiti accessi. “Dal 2002 al 2014 non è stata fatta conservazione della natura, che dovrebbe essere l’obiettivo principale dell’area marina protetta”, ha dichiarato Vincenzo Di Dio, responsabile dell’isolotto, “non ci sono controlli, non è stata fatta informazione, anzi ormai le tabelle informative sono arrugginite. Il denaro pubblico o non è stato speso o è stato speso male”. Dello stesso parere Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, secondo cui “l’Amp non ha saputo nemmeno sfruttare i finanziamenti che c’erano a disposizione”. È intervenuto anche il maresciallo Giglio, della capitaneria di porto: “Nel 2011 abbiamo fatto una bonifica nel porto di Isola delle Femmine e ci siamo trovati di fronte ad una tragedia: batterie di macchine, biciclette, di tutto e di più. Adesso il fondale sarà tornato in quelle condizioni. La responsabilità è anche dei cittadini”.
Com’è possibile, dopo tanti anni, far rivivere, o meglio far vivere questa immensa risorsa? Farlo non è un’utopia, come garantisce Stefano Donati, direttore dell’area marina protetta delle Isole Egadi. “La nostra Amp è partita da una situazione simile a quella di Isola delle Femmine ed è diventata un esempio di gestione virtuosa”, ha dichiarato, “l’Amp non è solo tutela, protezione, ma è anche valorizzazione, marketing, ricerca, informazione, educazione ambientale e turismo. In questi contesti territoriali, infatti, il turismo è il grande motore dello sviluppo. Nelle Isole Egadi si compiono attività subacquee, la pesca ricreativa, il turismo balneare (600.000 visitatori all’anno), nautica da diporto e abbiamo anche flotta peschereccia professionale (41 barche dalle Egadi e 122 dalle marinerie del trapanese). La piaga delle amp, come anche a Isola, è la pesca a strascico illegale sottocosta, che danneggia i fondali”, continua Donati, “l’unico modo per far diventare l’Amp una cosa seria era fare la guerra ai banditi, ma non bastavano i controlli della capitaneria di porto. Abbiamo perciò collocato dei dissuasori antistrascico di cemento armato, chiudendo i cancelli dell’Amp, come se fossero dei limiti di un’area pedonale. I pescatori sanno dove stanno e non ci passano. In appena quattro anni abbiamo quasi azzerato il fenomeno”. A raccontare come si possa gestire in modo virtuoso un’area marina protetta è venuto anche Salvatore Livreri Console, direttore dell’Amp di Ustica, che ha anche dettato le linee guida che dovrebbe seguire Isola delle Femmine: “Bisogna entrare nel sistema di network nazionale, perché altrimenti l’Amp resta fuori dalla programmazione nazionale ed europea; bisogna relazionarsi con le altre Amp e bisogna coinvolgere tutti i portatori di interessi del territorio, con i pescatori, i nautici, i gestori dei rimessaggi ecc., per avviare una collaborazione con chi è particolarmente interessato alla fruizione dell’Amp”.
Ma concretamente, quali saranno i passi da compiere? “Bisogna far entrare il Comune di Palermo nel consorzio di gestione”, ha dichiarato Sergio Marino, assessore all’ambiente del comune di Paleremo, “e penso che il consiglio comunale approverà la delibera a breve”. “Noi aspettiamo che il Comune di Palermo decida di entrate nel consorzio e speriamo che lo faccia prima che cominci la campagna elettorale”, ha aggiunto Stefano Bologna, “poi decideremo quale modello adottare, ad esempio decideremo se includere Legambiente. Intanto nei prossimi giorni faremo degli incontri con i pescatori, con gli sportivi e le associazioni, per far conoscere il regolamento del consorzio in modo da combattere l’abusivismo”. Speriamo che questa sia la volta buona. Da parte nostra, ci impegneremo a far conoscere il più possibile le bellezze di questa incredibile risorsa che è la vera ricchezza di Isola delle Femmine, perché solo conoscendola la possiamo amare e proteggere.
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