Migranti cristiani gettati in mare: è guerra di religione?
Sembrava essere passato l’incubo, alquanto irreale, della guerra di religione tra l’Islam e il Cristianesimo che l’Isis aveva cercato di trasmettere, aiutati in questo dai media Italiani ed Europei; molti ingenuamente hanno dato credito a queste supposizioni ignorando le possibili cause di natura politica, ben più concrete, convinti da un sistema di informazione altrettanto ingenuo o semplicemente complice. L’altro ieri, invece, un triste avvenimento è bastato a riaccendere le polemiche su questa tematica.
Il 16 Aprile, infatti, sono stati arrestati a Palermo 15 immigrati di varia nazionalità, ma accomunati dalla fede musulmana, accusati di omicidio plurimo, aggravato dall’odio religioso per aver gettato in mare 12 persone, presenti nel barcone che li aveva portati in Sicilia, perché di fede cristiana. A denunciarli sono stati gli stessi compagni di sventura che hanno assistito alla scena; una volta scesi, evidentemente scossi dall’esperienza, in lacrime si sono rivolti alla polizia raccontando quanto accaduto.
Gli arrestati sono di nazionalità ivoriana, malese e senegalese e durante la traversata avrebbero più volte minacciato i 12 nigeriani e ghanesi, per poi passare all’azione. Secondo le testimonianze raccolte, i superstiti si sarebbero potuti salvare creando una vera e propria catena umana, lottando per la loro vita, già fino ad allora in pericolo, e opponendo una strenua resistenza ai 15 aggressori.
Questo fatto, per fortuna al momento isolato, può davvero essere il campanellino d’allarme di un odio crescente tra le due religioni che potrebbe sfociare in un conflitto di più ampia portata, o un semplice avvenimento che i media internazionali useranno per ravvivare le crepitanti fiaccole dell’odio religioso pronte a incendiare l’intera Europa?
Di Gioele Davì
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