Olio di palma nei nostri alimenti? Un veleno per l’organismo
L’olio di palma, ricavato dall’omonima pianta di origini africane, è alla base di tantissimi prodotti alimentari che ogni giorno troviamo sulle nostre tavole. Ma scopriamo prima di cosa si tratta! Il sopracitato olio, viene estratto dalla polpa dei frutti delle palme, processo attuato tramite spremitura o per centrifugazione. Appena estratto l’olio di palma assume un colore rossastro, colorazione da attribuire al grande contenuto in carotenoidi, precursori vegetali della vitamina A, presentandosi con un’alta acidità. Proprio per questo motivo subisce diversi processi di raffinazione e decolorazione, rendendo il prodotto biancastro e più adatto all’uso alimentare, ma inattivando a causa del calore proprio quegli importantissimi carotenoidi. Uno degli elementi portanti che hanno scatenato l’abuso dell’olio di palma, è una delle sue caratteristiche intrinseche, cioè il fatto che a temperatura ambiente esso ha una struttura simile a quella di una spugna, una consistenza solida quindi, fenomeno causato dalla grandissima presenza di acidi grassi saturi a lunga catena normalmente abbondanti nei grassi animali. Oltre questo “vantaggio biologico” l’olio di palma ha un ottima sapidità e un basso costo di produzione, per questo viene utilizzato da moltissime aziende alimentari.
Ma siamo certi che l’utilizzo sconsiderato di questo olio sia quanto meno innocuo per l’uomo? Ci sono diversi campanelli d’allarme che ci fanno pensare che sia l’esatto contrario. In primo luogo da dicembre qualsiasi produttore che usi nei suoi prodotti olio di palma è costretto a doverlo specificare nell’etichetta, non più celando il suo utilizzo sotto la generica scritta “olii vegetali”, ma non è tutto: ben più frastuono è stato fatto dalle varie associazioni ambientaliste (Greenpeace, wwf) che accusano l’enorme danno ambientale causato dalle spregiudicate coltivazioni di queste palme in luoghi non idonei, tant’è vero che, a causa dell’ingente richiesta, annualmente un’enorme zona di foresta pluviale viene convertita alla coltivazione di palme, responsabili anche di una considerevole emissione nell’atmosfera di carbonio. Inoltre la deforestazione minaccia l’estinzione degli orango, diffusi solo in Indonesia e Papua Nuova Guinea, che presentano ormai diverse zone interamente drenate e date alle fiamme per consentire l’installazione di coltivazioni della palma da olio.
Per chi fosse poco interessato al danno ambientale, esclamando magari: – poco mi importa, tanto non succede a casa mia! – bene, a questi possiamo dire che oltre al problema ecologico, recenti studi dimostrano che questo olio è veramente un veleno per l’organismo umano. Se anche non si volesse andare più a fondo, parlando di ipotetiche malattie più o meno realistiche solo per fare scalpore, basta dire che l’olio di palma contiene più del 50% di grassi saturi, e se consumato più volte al giorno provoca danni a cuore e arterie, oltretutto come affermato dalle università di Bari, Padova e Pisa in collaborazione con la società italiana di diabetologia: l’olio di palma è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina, diventando di fatto un precursore del diabete. Quindi il vero problema è l’abuso di prodotti che contengono questo olio fra i suoi ingredienti, abuso più o meno volontario considerando che l’olio di palma viene usato per la produzione di diversi generi alimentari, e di conseguenza ci imbattiamo nella sua assunzione più volte al giorno sottoponendo il nostro corpo a uno stress continuo e a lungo andare, estremamente deleterio.
Di Alberto Valenti
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