“I meandri della psiche” di Giuseppe Vermiglio
Aldilà dell’occhio,
Oltre il manto della mente,
Là… dove il tempo non batte campana,
E dove nulla cresce,
Al di fuori di gioia e dolore,
Il pensiero si fa carne
L’immaginazione si fa mondo.
Là,dove l’aria non circola
Ma ogni cosa tiene vita propria;
Le immagini si storpiano,
Mescolano e confondono
E,in agonia, si muovono
Tra laghi di piombo,dune di chiodi,
Oltre i confini di porte
Da catene blindate.
Quando l’immagine prende vita,
È pugnalata il primo anelito
Ed urla forte ma nessuno ode,
Piange lacrime di sangue
Che a terra muta in sale
Che si fa diamante della sofferenza
Di una o molteplici di queste,
Ognuna cammina sui chiodi
Ma non la punta duole più
Che il pensiero d’un lieto pensare
Che mille stigmate porta
In animo, corpo e core
Di loro tanto sventurate.
Mirale! Si spezzano come sogni
Si sciolgono come desii
attendono inesorabili la sorte
D’una esistenza mai esistita
Che si colma nell’avvenire
Di un inesorabile divenire
Ove ognuno avrà morte per sora
Attendono impotenti
L’inizio della fine
In cui ognuna trafitta dal sole
Cadrà ritornando nulla.
Là, dove l’alba si fa tramonto
Al gong della campana
Che batté l’ultimo secondo
Il piombo si freddò,i chiodi
Si spezzarono
E le immagini,svanirono,
In uno schiocco di dita,
In un tumulto tanto forte
Da sembrare sordo,
In un mareggiar di pianti di morte,
Perse…
Nei meandri della psiche.
di Giuseppe Vermiglio
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