Il Tar libera le trivelle: il piano Eni va avanti. Perse le lotte ambientaliste (ma non si molla!)
“U mari nun si spirtusa”: è questo il motto che le associazioni ambientaliste e la maggior parte dei Siciliani hanno fermamente portato avanti contro i mostri aziendali Eni ed Edison, che per ora hanno vinto la prima battaglia. Le associazioni infatti hanno creato un lungo percorso per diffidare le aziende, con numerose campagne e video, sostenendo come le trivellazioni e queste multinazionali provochino guerre, inquinamento, pericoli ambientali, malattie e costi per i cittadini. La Greenpeace in particolare è partita da una petizione online, dal forte titolo “Dichiarazione di indipendenza dalle fonti fossili”, che ha girato numerosi social e che è stata sostenuta anche dai famosi attori siciliani Ficarra e Picone, i quali hanno realizzato un video in collaborazione con l’associazione durante il Raimbow Tour (non più visibile: la Rai ha tolto i permessi su Youtube, rendendo inaccessibile la visione del video…).
Questo il percorso seguito nel 2014 dalla Greanpeace fino ad oggi:
A novembre 2014 le associazioni Greanpeace, WWF, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Anci, Legacoop Pesca Sicilia e Touring Club e i comuni di Ragusa, Santa Croce Camerina, Palma di Montechiaro, Licata e Scicli avevano fatto ricorso al Tar chiedendo l’annullamento delle concessioni di trivellazione e perforazione per la messa a punto dei pozzi in Sicilia, in vista del progetto oggi approvato Offshore Ibleo, che prevede otto pozzi, di cue due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasedotti. Grazie al nostro premier Renzi, passa al senato lo Sblocca Italia (progetto rivolto all’aumento della produzione degli idrocarburi nazionali) e così il Tar il 3 Giugno 2015 respinge il ricorso ambientalista, ricorso che sosteneva numerose violazioni di direttive comunitarie, violazione della direttiva habitat e l’impatto del progetto sulle coste, la mancata distanza dalle 12 miglia marine e la valutazione relativa ai danni con la pesca. Il Tar infatti afferma la regolarità progettuale del cane a sei zampe. Insomma il nostro mare si macchia sempre di più di sangue innocente e di inquinamento. Cresce nel nostro paese l’esigenza di tutelare l’isola, numerose le proteste: a Lanciano sono scesi in piazza oltre 50.000 cittadini, numerose associazioni si sono voltate contro la concessione di un titolo per la ricerca in mare di petrolio e gas davanti alle coste della provincia di Ravenna, dove si sta cercando di aggirare il limite delle 12 miglia imposto nel 2010 ai progetti di trivellazione, per aumentare le superfici sfruttabili dai petrolieri. In più tutte le diffide fatte dalle associazioni alla commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, in relazione ai gravi errori rilevati dalle stesse associazioni nello Studio di Impatto Ambientale (SIA) presentato dalla Schlumberger per due progetti di ricerca offshore nel Canale di Sicilia. Gli studi dei mostri petroliferi sull’inquinamento e sull’impatto ambientale sono infatti insufficienti ma soprattutto superficiali, in un paese dove l’interpretazione delle leggi in questo campo è stata tutta a favore dei petrolieri.
Scrive Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace: “Questa autorizzazione è un chiaro segnale che il Ministero dello Sviluppo non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere. Con il nostro ricorso al TAR abbiamo mostrato che la compatibilità ambientale a questo progetto è stata concessa con valutazioni carenti e inaccettabili. Proseguire nell’iter autorizzativo è da irresponsabili. Faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento e invitiamo tutti coloro che sono interessati a fermare le trivellazioni a unirsi a noi. È necessario che il territorio si mobiliti”.
Sono già una ventina i comuni che hanno deliberato per chiedere al governo regionale di impugnare l’art. 38 dello Sblocca Italia per incostituzionalità e fermare le trivellazioni. In Sicilia solo il governatore Rosario Crocetta sembra rimasto a sponsorizzare questo progetto contro il quale si era voltato al momento delle elezioni politiche. Pecunia non olet.
Cristina Ciulla
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