“La torre” di Giuseppe Vermiglio
Nel XVI secolo, a difesa di Isola dalle incursioni barbaresche, furono edificate due torri di vedetta: una rossastra, cilindrica, a due piani sulla terraferma, su un’enorme pietra di basalto. È la cosiddetta “Torre in terra” che, facendo parte del sistema difensivo siciliano, macchinoso quanto poco efficace, era armata con una colubrina e in comunicazione con le torri di Carini, della punta dell’Orsa, di Molinazzo, del Guastato, di Capo Rama, della Balata… e dopo il 1584 l’altra, detta la “Torre in mare”, oggi quasi del tutto diroccata, a base quadrata, con mura spesse più di due metri e coronata di merli, in cima all’Isola di Fuori, perchè a nord la scogliera a strapiombo sul mare presentava due ampie insenature, ottimo nascondiglio per le navi pirata.
In alto, imponente,
si erge la tua figura,
Oh grande torre,
Come regina, oppure matrona
Al di sopra di tutti
In questo nostro paese.
Sorvegli il sonno,
Contempli il lento
E noioso trascorrere
Della vita dei tuoi sudditi.
In questa stretta curva,
Che tra il grande blu
E le piccole case volge.
Percorrendone lento il corso
E mirando la maestosa tua figura
Nel gesto di provar il sognare,
Insieme a te, un dialogo
A mente intercorrono milioni di quesiti
Ma quel che più m’assale,
È il conoscere
Che pensiero tu abbia torre.
Cosa provi per questi sudditi
Che ogni dì calpestano la tua reggia?
E vengono al cospetto
Di tanta maestosità?
Avrà mai tal desio risposta?
Forse…
Un giorno…
Che sia vicino o lontanissimo;
Sebbene finora nel lento
scorrere del mio giorno
Il sogno non s’è mai avverato
E tal segreto m’è rimasto celato
Benché abbia percorso questa strada
Migliaia e migliaia di volte.
Giuseppe Vermiglio
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