Reportage: sull’isolotto con Explora
Quando Plinio il Giovane la descrisse in una sua lettera all’imperatore Traiano come “parva et pulcherrima insula mulieribus” non poteva immaginare che, dopo quasi 2 mila anni, l’isolotto di Isola delle Femmine avrebbe ancora affascinato per la sua bellezza e per il suo mistero, tanto da diventare una riserva naturale ed un’area marina protetta.
Andare sull’isolotto non è molto semplice, proprio per non turbare l’equilibrio naturale del luogo, ma è possibile farlo grazie all’iniziativa del capitano Rocco Bellone e della sua Explora. Ti imbarchi al vecchio porticciolo di Isola delle Femmine, tra i pescherecci tornati da qualche ora, e vedi il paese che si sveglia da una prospettiva unica, quella dei padri fondatori del paese, i pescatori. Poi esci dal porto, abbandoni la terraferma, e intravedi subito l’isolotto che si staglia all’orizzonte. Qui, in estate, il sole ci regala tramonti fantastici ed insuperabili, conosciuti in tutto il mondo. Il tratto di mare è breve e, arrivati sull’isola, la guida della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), Rosa Puleo, ti fa scoprire cosa si nasconde fra la vegetazione incontaminata. Fra il garrito dei gabbiani, le piante di lentisco e lo svolazzare della farfalla cavolaia, Rosa ti mostra i pozzi e gli abbeveratoi usati dai pastori e il sito archeologico di Isola, le grandi vasche, in parte ancora da scoprire, dove gli antichi romani realizzavano il garum, la tanto apprezzata salsa di pesce che vendevano in tutto l’impero, e la maestosa torre che, nonostante in parte si sia sbriciolata, ancora ha tanta storia da raccontare.
Numerose sono le leggende legate all’isola e alla torre: la più famosa racconta che fosse un carcere per le donne. In realtà la cosiddetta torre di fuori, costruita alla fine del ‘500, a base quadrata, con mura spesse più di due metri e coronata da merli, faceva parte del sistema difensivo di torri, sparse in tutta la costa siciliana, costruite per fare fronte alle continue incursioni dei pirati, che partivano dall’Africa per saccheggiare le terre di Sicilia. Il nome dell’isola, più che alle donne, probabilmente lo si deve al governatore bizantino Eufemio o alla parola araba “fim”, che significa bocca o imboccatura, e che indicava lo stretto passaggio tra l’isola e la terra ferma.
Dopo questo viaggio affascinante nella storia e nella natura, si torna su Explora per un tuffo nel mare cristallino e pulitissimo, per una degustazione di prodotti tipici e la visione dei fondali dell’area marina protetta. È arrivato il momento di lasciare l’isolotto e di tornare al porto, dopo un ultimo giro in mare. È stata una bella giornata di turismo e di ambiente pulito, binomio inscindibile per rilanciare l’economia locale.
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