La tragedia di Aldo: cosa c’è dietro?

La tragedia di Aldo: cosa c’è dietro?

La morte di Aldo Naro ha sconvolto tutti! Ma ad una settimana dalla morte del giovane medico di 25 anni, ancora non c’è una verità: è stato un diciassettenne dello Zen o dietro c’è qualcos’altro? Forse non è stata solo una banale lite fra ragazzi.

Di Cristina Ciulla

Per un cappellino e una parola di troppo, è così che si può morire a Palermo, per mano di quei ragazzi incivili e selvaggi, o forse lasciati completamente a se stessi, che ancora purtroppo convivono in una città che cerca faticosamente di evolversi ma che ancora deve subire certe tragedie.

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Aldo Naro

Questa è la vicenda di Aldo Naro, ragazzo nisseno di 25 anni, morto a causa di una rissa, apparentemente per motivi futili, da parte di chi cerca solo “aggaddo”. Aldo infatti è stato provocato e poi percosso con calci e colpi di bottiglia alla nuca in una famosa discoteca palermitana, il “Goa”, in via Lanza di Scalea. Purtroppo il ragazzo non ce l’ha fatta ed è deceduto per emorragia cerebrale all’ospedale di Villa Sofia. Così la famosa serata dal target “Dress hap carnival”, organizzazione di tendenza per moltissimi giovani palermitani, che doveva essere allegra e colorata, si è trasformata in una tragedia, che ha scosso gli animi di tutti i cittadini, specialmente i giovani che si rifiutano di poter credere ad un simile evento e che sono contro questo tipo di violenze in un luogo, poi, che deve servire a ballare e a divertirsi! Ma soprattutto ha gettato nel dolore il padre, Rosario Naro, colonnello dei carabinieri, la madre Anna Maria Ferrara, e la sorella Chiara.

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Discoteca “Goa”

Il corpo dei carabinieri ha subito iniziato le indagini, chiudendo in fretta il cerchio dei possibili colpevoli, mentre frattanto si è tenuto il funerale del ragazzo nella chiesa di Sant’Alberto Magno, a San Cataldo (Cl). Sono stati dunque individuati cinque ragazzi dello Zen – quartiere noto per la sua cattiva reputazione, che questi giovani non hanno fatto altro che alimentare. Il lavoro dei carabinieri non è stato semplice, visto che il colpo mortale è arrivato nel corso di una rissa alla quale hanno preso parte una decina di giovani, tra cui gli amici di Aldo Naro e i giovani dello Zen, lasciati entrare nel locale da un buttafuori amico – e questo è un fatto grave, dato che di solito viene fatta una selezione all’entrata e raramente vengono ammessi in una discoteca come il Goa gente di tale stampo, che non poteva essere lì dentro senza l’appoggio del buttafuori. Fortunatamente i titolari della discoteca hanno aiutato i carabinieri, che hanno preso visione dei filmati delle telecamere poste nel locale e hanno ascoltato decine di testimoni. Infine il minorenne dello Zen si è presentato spontaneamente al carcere dei minorenni, il Malaspina, accompagnato dai genitori e dall’avvocato.

Braccato dalle domande, dopo otto ore di interrogatorio, ha confessato di avere dato il colpo di grazia ad Aldo Naro. È scattato così il fermo per omicidio dal pubblico ministero della Procura dei minori, Caterina Bartolozzi. Ora il diciassettenne chiede scusa alla famiglia di Aldo, il giovane medico appena laureatosi. Poi la confessione choc, che ha aperto ulteriori indagini: a quanto pare il minorenne lavorava lì quella sera, in nero, insieme ad altri buttafuori – quadra gestita dal superboss dello Zen Carmelo, da anni in cella per mafia ed estorsioni. Lui quella notte era lì per lavorare, confessa, in nero, senza autorizzazione né assicurazione, nella discoteca sostenitrice di Addiopizzo. Il titolare, Barbaro, ha rifiutato di pronunciarsi, sostenendo però di aver fatto sempre regolari controlli e di affidarsi a privati per i body-guards, nulla sapendo al riguardo di questi giovani in nero. Questi buttafuori abusivi, disposti dal noto capomafia simpatizzante della famiglia Lo Piccolo, sarebbero strapagati e ci si domanda ora la reale natura di queste figure e la matrice mafiosa che possa esserci dietro.

Davvero si tratta di una semplice lite tra ragazzi, o c’è di più? Siamo forse sempre in una di quelle storie tutte palermitane dove l’apparenza nasconde mostri dai lunghi tentacoli e una tradizione malsana che procura morte e che ancora non siamo riusciti a sconfiggere? Fra l’altro è di poche ore fa la notizia secondo cui un video smentirebbe la versione del diciassettenne, un video che lo ritrae nell’atto di uscire dalla discoteca insieme ad un’altra persona.

Qualunque sia la realtà ed il vero motivo per cui sono ancora in corso le indagini, Palermo – ma tengo a sottolineare, anche lo Zen – non ci sta! Il quartiere infatti scende in piazza insieme agli altri concittadini per difendere la propria dignità, portando la maglietta con scritto “Io sono Aldo Naro”, stanchi di essere associati sempre alla mafia e alla violenza, anche se ahimè è difficile per i cittadini non poter arretrare di fronte a ciò che proviene troppo spesso da quelle strade. Ma forse anche qui il problema sta più in alto che in un semplice quartiere, lasciato, 10985285_423651637803635_3783288561989515630_nmagari volutamente, da qualsiasi autorità al proprio destino.

La manifestazione per il ragazzo, organizzata da tutta la città, è avvenuta il 18 Febbraio: un camice bianco sulla bara al funerale, candele e magliette significative alla processione. L’organizzazione è nata spontaneamente sul web: tutti, pur non conoscendo personalmente Aldo, hanno sentito il bisogno di stringersi intorno alla famiglia del ragazzo e, particolarmente i giovani, di fare sentire il loro dolore e la loro più totale disapprovazione. Non si può giocare con la vita di un ragazzo che come gli altri era in quel locale per passare una bella serata, non si può morire in questo modo, non ai giorni nostri e nella nostra città che non ne può più di queste persone, di questo atteggiamento che comunque purtroppo è intrinseco non solo nei ragazzi dello Zen, ma in molti altri. Bisogna continuare a lottare duramente per cercare di ottenere una città migliore, tenendo sempre a mente il giovane Aldo Naro e non solo in questi giorni caldi, iniziando da noi stessi.

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Eliseo
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Eliseo

Ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza con lode presso l'Università degli Studi di Palermo. Ha scritto un romanzo storico, "Societas", edito da BookSprint Edizioni. Scrive sul blog di informazione online "Il giornale di Isola", ha collaborato con "L'ora", con il giornale online "MasterLex", con "IoStudioNews", Tv7 Partinico e Tgs.
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