…e finalmente “il gigante buono”, che aveva smarrito la strada, coronò il suo sogno!
Per molti la vita è una favola e per la verità, questa storia che vi sto per raccontare, ha proprio le caratteristiche di una favola. Tutto cominciò nell’estate del 2010, quando, con un gruppo di ragazzi, tra cui, Eliseo Davi e suo fratello Gioele, stavo lavorando alla stesura del film “Un testimone verso la gloria”. Questo film racconta la storia di uno dei più grandi atleti siciliani di ogni epoca: Pino Bommarito. Eravamo alla ricerca di attori/comparsa, e durante la selezione, trovai un ragazzone “possente”, alto circa metri 1,70, che all’apparenza sembrava avere almeno 13/14 anni. Questo ragazzone sembrava recepire le direttive con molta lentezza; tra tutti gli attori improvvisati, infatti, era quello a cui dovevo ripetere più volte la parte. La cosa, non lo nascondo, mi dava alquanto fastidio. Il ripetere le scene, considerando che avevamo una sola video-camera, ci procurava non pochi problemi. Questo “gigante buono” pur venendo rimproverato spesso e talvolta in modo molto aspro, chiedeva sempre scusa e non rispondeva mai “male”. Finite le riprese non lo vidi più.
A settembre, con l’inizio dell’anno scolastico, me lo ritrovai come alunno in 1^ C. Naturalmente la prima cosa che fece fu quella di farsi rimproverare. Con una frase che è “il mio cavallo di battaglia” e con la convinzione che avesse almeno 13/14 anni e che quindi fosse un pluri-ripetente, lo apostrofai dicendogli: “Sei grande e grosso e ti comporti come un bambino della scuola dell’infanzia”. Il gigante buono si alzò dalla sedia e mi disse: “Professore guardi che io ho 10 anni”. 10 anni?! Mi sono ripetuto più volte. Non credevo né alle mie orecchie né ai miei occhi. C’era qualcosa che non mi tornava. Mai mi ero sbagliato nel capire l’età dei ragazzi. Dopo quell’episodio ho parlato con il ragazzone, l’ho convinto a provare a fare atletica e da quel momento ha cominciato subito ad allenarsi, dimostrando di avere la stoffa di un vero atleta. Per la verità, devo ammettere che un notevole contributo l’hanno dato anche i genitori. Mamma Aurelia ha infatti permesso, con determinazione serietà e grande gioia, che suo figlio potesse venire ogni giorno al campo di atletica per allenarsi.
Grazie all’impegno di noi tutti, iniziarono ad arrivare i primi buoni risultati. Nella fase comunale dei GSS (giochi sportivi studenteschi), non ebbe avversari. Sbaragliò infatti senza problemi la concorrenza nel getto del peso, specialità a lui molto congeniale. Ma “il gigante buono” non ha solo le qualità di ottimo lanciatore. Dimostrò di essere anche velocissimo, chiudendo la stagione federale nella categoria “ragazzi” con il 3^ miglior tempo nei 60 metri a livello regionale, ma anche di essere un buon mezzofondista e un ottimo ostacolista. A tal proposito, ricordo con piacere l’espressione di stupore che aveva mamma Aurelia nel vedere un “gigante” che superava degli ostacoli di 60 cm.
In tutte le gare di livello regionale è risultato sempre il migliore, battendo gli avversari con estrema facilità. Ma come nelle fiabe, al risveglio dal bel sogno, vivemmo l’amara realtà. Nella finale provinciale dei GSS, gara che gli avrebbe consentito di partecipare alla fase regionale ed eventualmente a quella nazionale, perse miseramente contro un avversario già battuto diverse volte. “Prof, le prometto che ci rifaremo il prossimo anno!”, mi disse.
Dato che il “gigante buono” mostrava interesse e determinazione, migliorandosi sempre di più fino a diventare il numero uno tra i lanciatori siciliani, ho pregato il prof. Giacomo Mulè, allenatore specialistico, nonché uno dei migliori tecnici dei lanci in senso assoluto, a prenderlo sotto le sue “grinfie”. L’anno successivo però perse nuovamente. Stavolta la sconfitta, anche se gli fu comminata da un avversario molto meno bravo di lui, non ci lasciò per niente perplessi. La causa della sconfitta infatti, non fu dovuta alla sfortuna, ma alla “testa” di quel gigante che tutto era diventato tranne che “buono”. Quell’anno, infatti, si allenò in modo veramente disastroso saltando molti allenamenti e, quelle poche volte che andava al campo, faceva diversamente da come gli consigliava l’allenatore. E non solo! Aveva anche imparato a dire bugie, non frequentava la scuola e faceva disperare tutti quelli che gli volevano veramente bene. Visto il suo comportamento, qualche tempo dopo, il prof. Mulè mi chiamò e mi disse: “A causa del comportamento poco professionale del ragazzo, non ho più nessuna voglia di allenarlo”.
Fu un periodo veramente brutto per il ragazzone, irriconoscibile ai miei occhi. Stentavo a credere che quello fosse il ragazzo che avevo conosciuto quattro anni prima, il ragazzo serio ed educato, che mai aveva raccontato bugie, che mai aveva perso un allenamento e che mai aveva mancato di rispetto ad una persona più grande. Irriconoscibile anche per la mamma, che un giorno mi confessò: “Io questo ragazzo non lo riconosco più, non è il figlio che fino a qualche tempo fa era dolce, premuroso e gentile. Sto perdendo un figlio. Sono disperata e non so più cosa inventarmi per farlo ritornare sulla retta via”. Il ragazzone sembrava refrattario a tutti coloro i quali gli dimostravano di volergli bene e che cercavano di dargli buoni consigli. Aveva allacciato amicizia con un gruppo di ragazzi il cui unico obiettivo nella vita era quello di “perdere tempo”.
Ma come succede nelle favole, ecco ciò che non ti aspetti, ma che speri possa accadere. “Il gigante buono”, che nel frattempo ha raggiunto l’altezza di circa 1,90 metri, un giorno si svegliò dal brutto sogno che lo ha accompagnato per circa un anno, e ritornò ad essere il ragazzo buono, gentile, educato e rispettoso. Riprese dunque ad andare al campo di atletica leggera facendosi perdonare dal suo allenatore, dimostrando di essere quell’atleta modello che si allenava e rispettava gli allenamenti impartiti dal tecnico.
I frutti non tardano ad arrivare. In poco tempo migliorò il suo record personale nel getto del peso, e cosa ancora più bella, nella finale regionale, svoltasi a Palermo il 19 e 20 settembre (gara che valeva come qualificazione per i campionati italiani), stracciò tutti gli avversari distanziando il secondo classificato di oltre un metro. “Il gigante buono” è ritornato, ha mantenuto la promessa fatta sia a me che ai genitori e al suo allenatore. Giuseppe Terreno è ritornato. Il ragazzo che ho conosciuto nell’estate del 2010 è tornato ad essere “il gigante buono”. Adesso anche alla signora Aurelia è ritornato il sorriso, soprattutto quando parla del “suo” Giuseppe che dall’inferno, in cui stava precipitando, sembra essere ritornato in paradiso. Adesso andrà alla finale nazionale.
Dai Giuseppe, metticela tutta! Dimostra che sei e sempre rimarrai “il gigante buono”. Facci sentire orgogliosi di essere rappresentati da te!
di Giuseppe Raffermati
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Giuseppe Raffermati
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